Crisi spirituali
È difficile circoscrivere le crisi spirituali da un punto di vista temporale, possono insorgere nella prima giovinezza, ma di norma sono nel periodo dell’adolescenza e mezza età.
Purtroppo, erroneamente, si pensa che la psichiatria possa curare ogni genere di problema spirituale. Così non è!
Dalle esperienze post-mortem scaturiscono una serie di problemi rilevanti dal punto di vista psichiatrico e chiunque non sia catalogabile in una malattia o ha problemi di adattamento in Società viene affidato alle cure di uno psichiatra.
Anche dietro le diagnosi più insospettabili spesso si nascondono dei problemi spirituali.
Sarebbe bene usare cautela con le diagnosi psichiatriche anche dietro i quadri clinici di schizofrenia e ciclotimia che spesso nascondono motivazioni spirituali, se solo si superano i pregiudizi sulla pazzia e si analizza, invece, la profondità dell’anima.
Fenomeni di possessione, crisi irrisolte, subentrate dopo esperienze di morte e problemi di tossicodipendenza, in fondo sono delle crisi spirituali.
Una persona sensibile che non ascolta l’avvertimento del Maestro e continua a meditare è possibile che in breve tempo perda il contatto con la realtà tanto da spaventare sia se stesso sia gli altri.
Applicato ciò per breve tempo può essere meraviglioso ma se viene protratto troppo a lungo può assumere dimensioni spaventose.
Chi compie continuamente esercizi che innalzano l’ego, senza operare una compensazione con attività che fanno stare con i piedi per terra non ci si deve stupire se perde il contatto con la realtà sfociando così in esperienze psicotiche. Il risveglio della kundalini, per chi non l’ha mai provata, può rivelarsi dannosa essa disturba il sonno, fa fremere e tremare involontariamente il corpo tanto da esserne terrorizzati. Può provocare anche la sovrapposizione di ricordi personali, modelli, miti religiosi che possono sfociare in sensazioni peccaminose, sensi di colpa ed altri spiacevoli complessi.
La crisi spirituale costringe ad un angoscioso viaggio nei meandri dell’anima in cui si è, invece, del tutto coscienti.
Non serve dare consigli a persone depresse se non vogliono cambiare!
Partendo dal presupposto che una persona viva 84 anni, età che si divide in: i primi 21 anni si impiegano a crescere e imparare; gli altri 21 a costruirsi una posizione lavorativa e una famiglia; gli altri 21 per consolidare queste strutture; gli altri 21 sono destinati allo sviluppo spirituale.
Chi soffre della crisi di mezza età sa che è necessario tornare sui suoi passi e cambiare.
Più si ha paura di liberarsi di ciò che è superfluo più si teme: la morte.